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SEYCHELLES 2007 - Aline
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La mia prima esperienza in catamarano da crociera

Arcipelago delle  Seychelles maggio 2007. 

 

Doveva pur succedere una volta o l’altra! Alle Seychelles, meta scelta per la crociera di maggio 2007 da Oceani 3000, è difficile se non impossibile noleggiare monoscafi, per cui abbiamo noleggiato 4 catamarani (2 da 40, 1 da 44 e 1 da 47 piedi) per 34 partecipanti, presso 2 diverse agenzie di noleggio.

 

Personalmente ero imbarcata su un Nautitech da 44 piedi  con altre 8 persone, noleggiato presso l’Agenzia Marine Cat Sey - http://www.marinecatsey.com/ - agenzia che consiglio vivamente, per l’efficienza, la completezza e lo stato delle dotazioni fornite, l’eccellente stato della barca, del tender e del fuoribordo, e non da ultimo la gentilezza, la professionalità e la completezza delle informazioni di ogni tipo (fornite anche per iscritto). Sottolineo in particolare la presenza a bordo di una cassetta degli attrezzi degna di un negozio di ferramenta, ed una farmacia impressionante, con pure un inventario dei medicinali completo di istruzioni.

 

La nostra crociera, di una settimana, prevedeva la visita di parecchie isole del gruppo centrale dell’arcipelago, per approfittare al massimo di questo paradiso terrestre, nel quale pesci, uccelli e flora, sapientemente protetti da una politica illuminata, abbondano in specie e quantità, in un ambiente incontaminato e privo di ogni pericolo per l’essere umano (nessun animale, pianta o malattia pericolosa). Anche la presenza umana è molto ridotta e poco invadente, non è raro trovare magnifiche spiaggia di sabbia bianca, orlate di palme di ogni tipo, intercalate da grosse rocce granitiche scolpite dal tempo, praticamente deserte.

 

Abbiamo quindi navigato poco rispetto ai nostri standard (tra l’altro è proibito navigare di notte, anche perché non vi sono quasi segnali luminosi, e le assicurazioni dei noleggiatori non coprono la navigazione notturna), con tappe di poche miglia alternate da visite a terra, per un totale di circa 150 miglia sull’arco di una settimana. Da notare pure che essendo le Seychelles a latitudine 4° Sud, la giornata è breve: alle 6 di sera arriva il buio, per cui le ore a disposizione per navigare sono poche.

 

RACCONTO

 

Da Victoria (città capitale delle Seychelles, sull’isola di Mahé, nei pressi dell’aeroporto) siamo partiti domenica mattina con vento leggero di 15 nodi alla volta di 2 magnifiche baie: dapprima Beauvallon, per una breve sosta per bagno e pranzo, ed in seguito Port Launay per passare la notte, ambedue sull’Isola di Mahé. Questo primo assaggio delle Seychelles ci ha regalato la visione di fondali incredibili, ricchissismi di pesci di ogni tipo, in particolare laddove c’è un po’ di barriera corallina. La giornata termina con un magnifico barbecue a bordo.

 

Il secondo giorno ci ha visti impegnati nella traversata per La Passe, Isola La Digue, 35 miglia di bolina, con vento dai 15 a 25 nodi, costeggiando le isole di Cousin, Cousine, Praslin, il magnifico Isolotto “Ave Maria Rock” tutto di granito con un solo albero sul cucuzzolo.

Ancoraggio al tramonto, e discesa a terra col tender per poche spese (la cambusa era stata organizzata con l’agenzia di noleggio che ci ha fornito i viveri per una settimana).

 

Al terzo giorno, martedì, il programma avrebbe previsto la visita di La Digue, dove vi è una delle spiagge più belle e fotografate al mondo (Anse de la Source d’Argent), e poi la traversata su Baie Ste Anne sull’Isola di Praslin.

Ma l’isola è talmente incantevole che decidiamo di rimanervi tutto il giorno. Noleggiate le biciclette visitiamo sia la famosa spiaggia Anse Source d’Argent, immersa in un parco naturale di una bellezza da togliere il fiato, sia altre spiagge a nord dell’isola, ancor più solitarie, dove troviamo pure da mangiare “le petit poisson” che così piccolo non è,  ma è delizioso cucinato con innumerevoli spezie locali. Un bagno all’Anse Sévère, sulla barriera corallina che rende più difficile il nuoto, ma permette di vedere ancora nuovi pesci, e qualche spesa chiudono la giornata: domani si parte all’alba per recarsi all’Ile Cocos, situata a sole 7 miglia a nord, e arrivare presto, prima dei (pochi) turisti degli alberghi, e di eventuali altre barche e goderci quello che è definito il paradiso dello snorkeling.

 

Mercoledì partiamo come da programma e, vista l’impossibilità di fermarci all’Isola Cocos (le boe indicate sul portolano non ci sono e l’ancoraggio è vietato), diamo fondo all’isola di Felicité, isola privata dove non si può sbarcare, per recarci col tender all’Isola Cocos a 500 meri di distanza. In effetti le promesse di un paradiso dello snorkeling sono mantenute, sia a Cocos, dove ci rechiamo con diversi viaggi del gommone (non tutte le barche sono fortunate come la nostra e hanno un tender ed un fuoribordo  perfettamente funzionanti), che a Felicité, dove vediamo tra l’altro anche molte testuggini e qualche squaletto inoffensivo.

Dopo queste meraviglie, ci dirigiamo verso Baie Ste Anne (Isola di Praslin) facendo il giro delle Isole Grande e Petite Soeurs, chi passando nel canale fra le due, chi passando all’esterno, sempre con un bel venticello, questa volta portante.

A Baie Ste Anne ci aspettano 4 boe nel porto, gestite da Robert, contatto fornito dalle nostre agenzie, che parla pure italiano, avendo lavorato in Italia qualche tempo.

Tutti gli incontri che facciamo con gli abitanti sono allegri e cordiali, le persone sono molto gentili e accoglienti, e il mix di razze e culture presente (di origine prevalentemente indiana e africana, oltre ai colonizzatori francesi e inglesi) ha dato luogo ad una società che sembra molto pacifica, accogliente, ben organizzata, e molto attenta alla protezione del suo ambiente.

Robert ci organizza la cena in un ristorante locale, un po’ preso alla sprovvista da tanti ospiti, e qualcuno resta dopo cena per  guardare la partita di calcio Milan Liverpool, trasmessa dalla televisione locale.

 

E’ già giovedì, ed era previsto, dopo la visita alla Vallée da Mai,  di cominciare il ritorno per essere venerdì sera all’isola di Ste Anne, a poche miglia della nostra costruenda marina. Ma ci sembra troppo presto per pensare al ritorno, tentiamo di chiamare l’Isola Aride, ove le visite sono centellinate e non possibili tutti i giorni, per combinare una visita alla riserva ornitologica per domani mattina. L’Isola Aride dà la sua disponibilità per una visita ma oggi stesso. Parte del gruppo rimanda quindi la visita alla Vallée de Mai a domani, e si prepara alla partenza per Aride sotto una pioggia battente, della quale approfittiamo per fare doccia e shampo.

La visita ad Aride varrebbe la pena anche solo per lo sbarco: infatti dopo esserci ormeggiati alle boe previste, all’esterno della barriera corallina sulla quale frangono onde impressionanti,  ci vengono a prendere con un gommone da sbarco alla “marines”: tutti giù sdraiati sul fondo del gommone con giubbotto salvagente, il ragazzo preposto alla manovra, scruta le onde frangenti, e trovato il momento giusto  passa l’onda alla massima velocità dei 40 cavalli del suo motore, per poi spiaggiare sulla sabbia, più dolcemente di quanto potrebbe sembrare… Anche il rientro si prospetta piuttosto “sportivo”…

L’Isola Aride, il cui nome nulla ha a che vedere con la lussureggiante vegetazione che vi cresce, è di proprietà privata di un inglese, data in gestione alla Royal Society for Nature Conservation. E’ riserva naturale protetta di uccelli marini da oltre 40 anni ed è abitata esclusivamente da alcuni volontari e studiosi e da un responsabile della base con sua moglie. Le attrezzature a terra per queste persone sono molto spartane. Due ragazze volontarie italiane si mettono a nostra disposizione per farci visitare l’isola e darci spiegazioni sugli uccelli presenti (milioni), alcuni rarissimi e presenti solo su quest’isola, altri che vengono a nidificare, alcuni introdotti o reindrotti con successo nel corso degli anni,  e tra sterne, gonzi, gechi e altre bellezze della natura, facciamo una passeggiata, sotto la pioggia ma fortunatamente protetti dalla vegetazione, che resterà nel ricordo di tutti noi come una delle più belle esperienze di questa crociera.

Dopo il rientro in barca altrettanto movimentato dello sbarco, ci dirigiamo con poco vento ma finalmente senza pioggia, verso l’Isola di Praslin per passare la notte all’Anse Lazio, altra magnifica spiaggia mozzafiato, questa volta più affollata del solito: ci sono altre 6-7 barche.

La sera mangeremo il tonno pescato questa mattina (fuori dalle zone protette!).

 

Venerdì sembra meno piovoso, ma l’impressione dura poco : dopo un bellissimo bagno e discesa sulla spiaggia sotto la pioggia scrosciante, ci accingiamo a partire per La Baie Ste Anne, poiché al pomeriggio vogliamo visitare la famosa Vallée de Mai. Due barche si fermano anche a Curieuse, isola delle tartarughe di terra giganti. Senza vento, facciamo rientro a Baie Ste Anne. Al pomeriggio grazie alla nostra guida Julietta, eccezionale signora molto fiera del suo paese, la visita alla Vallée de Mai (patrimonio mondiale dell’UNESCO) ci fa conoscere tutti i segreti del Coco de Mer, palma che cresce unicamente qui, ma anche di altre piante, palme, ed animali, fra cui il famoso pappagallo nero (che è grigio ma che vive solo su quest’isola). La serata si conclude con canti e allegria, pronti a partire domattina alle 6.

 

Sabato è il triste giorno del rientro, ma la giornata, seppure senza vento, si annuncia molto soleggiata. Ci fermiamo ancora nel canale dell’Isola Ste Anne, dove il bagno ci regala indimenticabili visioni di pesci coloratissimi e numerosissimi, molto curiosi, qualcuno vede anche una murena, una razza, e altri pesci ancora non visti, in uno scenario da sogno, con l’acqua smeralda e la spiaggia bianchissima.

 

La riconsegna della barca si svolge in breve tempo, senza molte formalità, e con la promessa di ritornare molto presto in questo paradiso, e la prossima volta per restare più a lungo…

 

COMMENTI

 

Le condizioni del tempo hanno rispettato le previsioni: prevalente il vento dal settore Est , Sud Est, tra i 10 e 20 nodi, tranne qualche punta a 25 durante i groppi, (con pioggia molto abbondante), spesso assenza di vento la notte, mare sempre calmo o poco mosso, bel tempo, caldo e umido all’inizio e l’ultimo giorno, con la parentesi di 2 giorni di pioggia, scrosciante a tratti.

 

La navigazione alle Seychelles non presenta problemi particolari, la marea ha un’escursione limitata (circa 2 metri al massimo, le tavole di marea erano fornite dall’agenzia) che influisce poco o nulla sulle scelte di navigazione non essendoci passaggi in cui il fondo potrebbe dar problemi a bassa marea, e tutti i punti di ancoraggio permessi, o boe di ormeggio, sono sempre in acqua abbastanza alta, a volte un po’ lontano dalla riva dove c’é barriera corallina Vi è tuttavia una corrente di marea, intensificata dal vento, a cui prestare attenzione quando si fa il bagno alla fonda.

Le carte (ve ne sono 5 per tutte le Seychelles, dell’Ammiragliato britannico) sono poco precise per quanto riguarda i fondali (sono state realizzate perlopiù sulla base di foto satellitari). Nell’avvicinamento alla costa si naviga molto a “vista“ per evitare scogli, per questo è vietato navigare nelle ore notturne.

Molto utile il portolano fornito (e l’unico esistente, a nostra conoscenza): Pilote Côtier Bénéteau N.15 - Seychelles – di Alain Rondeau, edito da  Praxis Marine, in francese e inglese.

Le nostre barche erano dotate di GPS e carte cartacee, non nuoce controllare spesso con la bussola di rilevamento la propria posizione.

Vi erano inoltre le radio VHF (1 barca con il DSC, ma non credo sia stato richiesto il Short Range Certificate all’operatore, ancorché obbligatorio), molto utile per le comunicazioni fra le nostre 4 barche, ed una radio, ma nessuna trasmissione di bollettini meteo, che si possono tuttavia ottenere chiamando il servizio meteorologico dell’aeroporto con il telefono cellulare (che funziona su tutte le isole da noi visitate).

 

Il catamarano si è rivelato essere un’imbarcazione abbastanza adatta per questo tipo di mare e navigazione (che definirei “turistica”) : molto spazioso nella zona quadrato-pozzetto permette ad un gruppo di persone anche numeroso di vivere in modo comodo durante la giornata, al riparo dal sole o dalla pioggia.

Le 4 cabine doppie  principali sono spaziose, ognuna fornita di un bagno con doccia, e molto spazio di stivaggio, anche la cucina è ariosa e luminosa, dispone di 3 frigoriferi (un pannello solare di 1 mq garantisce la produzione elettrica necessaria ai frigoriferi, naturalmente solo nelle ore di sole), forno e 3 fuochi, numerosi stipetti.

Persino il tavolo da carteggio (elemento in via di minimalizzazione o estinzione su tutte le barche delle ultime generazioni)  ha notevoli dimensioni (ma è disposto in modo da non permettere un sedile per il navigatore). I serbatoi di acqua e gasolio sono molto capienti: in questo arcipelago è importantissimo non essendoci possibilità di rifornimento.

Inoltre, dettaglio di estrema comodità, l’ampio spazio a poppa fra i due scafi permette il posizionamento della gruetta per il tender, che facilita e velocizza le operazioni di sbarco: il confort sembra essere stata la preoccupazione principale del progettista!

Altre piccole concessioni al confort: sulla nostra barca vi era un inverter  fisso 12V/220V (utile per caricare batterie delle macchinette foto, cellulari ecc) e un desalinizzatore elettrico (95 l/h, 1800 W a 220V), oltre ad una presa NMEA per il collegamento dei dati degli strumenti ad un PC (il PC non c’era…).

Naturalmente vi era un pilota automatico perfettamente funzionante, oltre ai normali strumenti (log, eco, centrale del vento), fra i quali il log aveva qualche problema ricorrente a causa delle numerose alghe presenti in superficie.

Un sicuro vantaggio del catamarano è la presenza di due motori, per cui, oltre ad un fattore di maggior sicurezza, le manovre a motore sono di una semplicità disarmante, anche con vento (peccato che i comandi siano posizionati su di un lato solo ciò che costringe ad accostare sempre dallo stesso lato indipendentemente dalla direzione del vento, per mancanza di visibilità)

 

Dal punto di vista della navigazione, invece, l’esperienza ha confermato la mia diffidenza verso il catamarano.

 

Il poco mare incontrato provocava movimenti imprevedibili e nervosi alla barca, lo scarroccio nelle andature strette era notevole, la velocità della barca, seppur un po’ maggiore rispetto ad un monoscafo di analoghe dimensioni, non era poi così elevata come mi sarei aspettata, le andature portanti non permettevano una buona regolazione della randa per l’assenza del vang (sacrificato in favore di una maggior altezza in quadrato) e la posizione del trasto a poppa del timoniere provocava il fastidioso e pericoloso passaggio della scotta della randa all’altezza degli occhi del timoniere costretto a cambiare lato per poter governare, oltre al fatto che la scotta si impigliava regolarmente nelle leve di comando dei motori.

 

E’ pur vero che un catamarano pesca meno di un monoscafo, ma gli ancoraggi permessi e le numerose boe presenti per ormeggiarsi (non vi sono porti o pontili, e le boe sono messe a disposizione dei diportisti – a volte a pagamento - per limitare il numero di ancoraggi che rovinano il fondo marino) sono sempre posizionati in punti con almeno 4-5 metri di profondità, quindi un pescaggio maggiore non ci avrebbe limitato nelle opzioni di ancoraggio.

 

I catamarani, è risaputo, non sbandano, ma il vantaggio non mi è sembrato molto apprezzabile: i movimenti disordinati della barca con un po’ di mare, già descritti, provocano più facilmente il mal di mare e le perdite di equilibrio, e frenano l’avanzamento, inoltre, la tendenza dell’equipaggio è quella di lasciare tutto in giro per la barca, invece di stivare sia i propri oggetti personali che quelli comunitari, con risultati non sempre gradevoli per la vita a bordo, soprattutto di chi non ha accesso facile alla propria cabina e deve giocoforza vivere sempre in quadrato, stivandovi anche i propri oggetti personali di pronto uso (oltre alle 4 cabine doppie accessibili da un comodo corridoio, vi sono 2 cabine a prua accessibili da un passauomo a prua (inadatto con mare o pioggia), o, mediante contorsioni degne di un artista da circo, attraverso la cabina doppia di prua (passando sulle cuccette di quest’ultima…). Sconsiglio vivamente di imbarcare un numero superiore di persone rispetto alle cuccette in cabina doppia, anche se l’imbarcazione è omologata per un numero maggiore di persone.

 

In conclusione: la scelta del catamarano, dettata dalle circostanze in questo caso, si è rivelata  ben adatta per la vita di gruppo alla fonda o all’ormeggio, per una navigazione con mare calmo, tappe corte, frequenti sbarchi e uso intensivo del tender.

Con un programma di navigazione più intenso, in mari meno prevedibili e calmi e meno soleggiati (produzione di energia elettrica dal pannello solare per i frigoriferi), opterei per una barca apparentemente meno “comoda”, ma più marina: un monoscafo.

 

 

LINKS:

Isole Seychelles:

http://www.seychelles.com

http://www.seychellesinter.com/

http://www.air-seychelles.net/guide/archipel.html

 

Isola Aride:

http://www.arideisland.net/

 

Meteo:

http://www.weather-forecast.com/locations/Victoria.forecast.shtml

http://www.bbc.co.uk/weather/5day.shtml?world=2512

 

Calcolo maree:

http://www.shom.fr/fr_page/fr_serv_prediction/ann_marees.htm

 

Agenzia di noleggio:

http://www.marinecatsey.com/

 

Cristina


Oceani 3000
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