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Scozia 2002
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La Scozia…

Non è semplice trovare un modo originale per parlare della Scozia, perchè in realtà questa estrema propagine del Vecchio Continente che si protende verso l'Atlantico e si aggrappa al mare con dita di basalto scuro e lucente, indifferenti all'assalto furioso delle onde e delle Maree, corrisponde veramente e senza alcuna forzatura all'immagine leggendaria che la sua storia le ha impresso.

Le verdi vallate che profumano di erica e di nebbia, le scogliere ammantate di muschio verde e popolate di gabbiani e pulcinella, i castelli di cupa pietra grigia affacciati sul blu profondo di un mare in perenne movimento o sulle acque immote di un lago argentato, le greggi di pecore e le mandrie di vitelli di un rosso lanoso (musi umidi sotto un ciuffo spettinato del colore del fuoco), i villaggi colorati dei pescatori raccolti contro le inclemenze del tempo intorno al calore del Pub e della sua gente allegra e dura…

La Scozia è esattamente come ce la immaginiamo, magica e immutabile, le magioni blasonate della nobiltà feudale dei Clan, le cornamuse a l'odore di torba e malto delle distillerie, la birra scura e le montagne battute dai venti e dalle leggende, l'ombra dei druidi negli angoli segreti delle colline, la musica antica e pagana che è insieme invito a ballare e a perdersi nei ritmi della natura.

La gente è inequivocabilmente la stessa gente, i discendenti degli antichi Pitti che hanno visto passare Romani, Sassoni e Britanni, per concedersi alla seduzione del Cristianesimo senza perdere un'oncia del fervente animismo Celtico. E' un popolo di ribelli e di eroi, rissosi e socievoli, temprati dalla instancabile mutevolezza del cielo scozzese, dal peso della pioggia insistente e della nebbia che scivola come fumo dalle colline e pure sempre inclini al riso e alla musica, all'amicizia e alla tenerezza.

Eppure, per quanto carica di aspettative e di attese possa essere una avventura in barca lungo le coste di questa favola evocata ed evocativa, la vera sorpresa è che l'emozione supera comunque qualunque fantasia.

Navigare attraverso le infinite insidie della costa, trascinati dal respiro della marea e dalla forza vivificatrice e tiepida della corrente del Golfo in mezzo alle colonne di basalto delle Ebridi, sotto la pioggia e nel vento, sfiorare le scogliere e i castelli, scivolare sulle acque placide dei Loch dopo aver superato le trappole "zannute" dei bassi fondali e ormeggiare di fronte a un prato di smeraldo cullati dal silenzio e dal profumo delle pinete è solo una delle esperienze straordinarie che questo posto può offrire.

E che dire delle giornate di sole scintillante, del mare di smeraldo e del cielo turchese, del galoppo delle nuvole bianche e fioccose sulle cime delle highlands, del muso di una foca che spunta curioso nella spuma della nostra scia, del profumo di birra scura e di alghe di un piccolo porto innondato di luce e di colori, accoccolato nella culla di un fiordo riparato e profondo, delle vele bianche e rosse che fioriscono nel vento dei sound come un giardino in primavera.

Credo che la cosa più bella da dire di questa avventura sia che tutti noi ne siamo tornati più ricchi e con la sensazione di fortuna inattesa di chi ha raccolto un piccolo gioiello prezioso trascinato dal mare su una spiaggia incontaminata.


Barche ed equipaggi…

Sulle barche poco da dire, almeno a coloro i quali hanno una certa consuetudine con il bareboat charter, in questo caso non è andata male, le barche (un Gibsea 37', praticamente nuovo e un Catalina 43') erano dignitose e piuttosto confortevoli, con una dose normale di piccoli inconvenienti (di cui il più grave costituito da incertezze di carica nelle batterie del Catalina).

Anche una leggera differenza di prestazioni non ha creato difficoltà nella navigazione "in flottiglia" in quanto le condizioni di vento e soprattutto i percorsi frammentati in un numero discreto di tappe non hanno lasciato spazio per velleità di ingaggio. Il riscaldamento non è un'optional inutile, in quanto consente soprattutto di mantenere ad un livello accettabile l'umidità all'interno della barca e delle cerate.

Gli smoke/gas detectors si sono invece rivelati aggeggi infernali con una taratura così sensibile da scatenarsi al minimo accenno di odore (dalla zuppa all'accensione di un accendino) - prontamente neutralizzati dalle nostre squadre di genieri hanno subito smesso di tediarci nei momenti meno opportuni.


Come sempre l'attività inventariale e la cerimonia della cambusa classe Oceani si sono dimostrati il sistema migliore per prendere possesso degli spazi in modo abbastanza sistematico. Va detto che non ci sono state sorprese particolari salvo la scoperta, abbastanza consueta anch'essa, della varietà e della fantasiosità della impiantistica elettrica e idraulica di bordo (barca che vai, disposizione valvole e interrutori che trovi).

Altro neo sono le luci di fonda, spesso non funzionano perché sembra che in Scozia non le usi nessuno, se provi ad accendere una luce in testa d'albero quando sei all'ancora in qualche delizioso fiordo fuori mano, è segno certo che non sei del posto!!!



Cercando di non eccedere nel tediare l'eccellentissimo pubblico di queste, peraltro limitatissime, note di viaggio in materia di equipaggi ci limitiamo a citare i sempre inossidabili comandanti di Oceani, che come sempre hanno garantito la sicurezza e la piacevolezza delle attività a bordo: nell'ordine (rigorosamente alfabetico) Guido, Mariella, Nanni e Umberto.

Del resto del numeroso gruppo che ha aderito con entusiasmo all'iniziativa per entrambe le crociere previste, vale sicuramente la pena di ringraziare per l'inestimabile onore che ci hanno fatto navigando con noi, i nostri soci Juniores, i due splendidi peperoncini Dario e Claudio, perché senza di loro la navigazione sarebbe sicuramente stata molto meno divertente e perché si sono sempre dimostrati all'altezza della situazione.

Un grazie a tutti per la partecipazione!!!


La navigazione……

Rispetto ad altre aree già note ad Oceani per precedenti avventure o per diretta esperienza di molti degli Oceanisti di più consolidata consuetudine, la costa occidentale della Scozia in corrispondenza delle Ebridi interne presenta alcune caratteristiche molto particolari e difficoltà di navigazione specifiche che dipendono dalla contemporanea presenza di sensibili altezze di marea, di una costa molto frastagliata e piena di insenature e di ostacoli naturali al flusso di marea, dalla influenza della corrente del Golfo e dalle caratteristiche climatiche.

Indispensabili (bella scoperta!!) carte nautiche aggiornate e dettagliate (purtroppo secondo consuetudine britannica le carte nautiche esprimono le profondità a volte in piedi -1/3 di metro circa - ed altre volte in Fathom -2 metri circa), tavole di marea e delle correnti per la zona interessata alla navigazione e Captain instructions di concerto.

I passaggi e gli atterraggi sono spesso tortuosi e di difficile approccio se si perde l'ora giusta e il giusto flusso di marea. Il vento e il mare, che con noi sono stati straordinariamente gentili, possono dimostrarsi molto spinosi, soprattutto perché la navigazione nei canali fra le isole è sempre una navigazione in corrente con costa e scogli sotto vento.

Meno pesante nell'area di navigazione che abbiamo esplorato questa volta (per lo meno rispetto ad altri posti sulle coste occidentali) è invece la criticità dell'escursione di marea in rapporto al pescaggio.


Le tappe (per motivi tecnici si riportano le tappe della prima crociera, lasciando ai partecipanti alla seconda, se lo desiderano, il compito di aggiungere le loro note personali alla prima occasione)…

Loch aline 55° 33.2 ' N-5° 45.1' W
Splendido fiordo quieto come un lago, sorvegliato da un castello uscito dalle favole splendidamente disteso a guardia di un prato verde che scende fino al mare orlato da una trina di alghe.
Siamo partiti da Craobh Haven (porto turistico a sud di Oban, raggiungibile in autobus da Glasgow) sotto la pioggia, tra le molte barche locali partecipanti alla prima giornata di regata della "west island sailing week" (a Craobh Marina infatti, la sera prima c'è un mucchio di gente, musica e preparativi).
Navigazione verso il Sound of Mull, la nebbia si alza sui castelli del sound e arriva il vento, occhiate di sole su panorami da cartolina. Siamo al mare sotto le montagne con uccelli marini e foche e delfini.
Il Sound è spettacolare e l'ingresso a Loch Aline non presenta particolari difficoltà. Ciò che invece è impegnativo dal punto di vista della navigazione è l'uscita da Craobh verso il Firth of Lorne.
Il Marina si trova in fondo ad un piccolo fiordo "riparato" dietro un contrafforte di isolotti e grossi scogli all'interno del quale respirano e ribollono le correnti di marea convergenti del Firth of Lorne (a N/NW) e del Sound of Jura (SW). Aggiungendo a questo la ridotta praticabilità ai non esperti della zona del canale di SW (per via dell'improvviso impennarsi di bassi fondali che costringono, tra l'altro, le acque atlantiche ad accelerare e risalire in un frangente stazionario in grado di risucchiare un uomo nel baratro di ricaduta fino ad una profondità di 90 metri in pochi secondi per risputarlo poi in superficie a distanze impressionanti), l'unica uscita consigliata e, peraltro, abbastanza ricca di rilevamenti è quella verso Nord - sempre con una certa attenzione alle correnti di marea - l'intervallo "potabile" non è amplissimo, ai vortici onnipresenti alla confluenza dei vari canali tra gli isolotti e alla chiostra di scogli sempre pronta a mordere in un attimo di distrazione.


Da Loch Aline ci si riporta verso il Sound of Mull in una giornata di nebbiolina senza vento, alla volta di Tobermory, sull' Isola di Mull - l'idea Platoniana del paesino di pescatori Scozzese (peraltro quasi una città per gli standard delle Ebridi), con le casette di tutti i colori affacciate sul porto, il sentore delle alghe che scandisce le maree e si mescola all'odore di troba del ruscello che alimenta la locale distilleria (Ndr: se doveste passarci, non perdete l'occasione di fare scorta dell'eccellente single malt torbato di Tobermory , durerà comunque pochissimo) e il pub affacciato sul porto - il "mitico" Mishnish con i suoi locali fumosi coperti di legno scuro e di vecchie carte nautiche, delle fotografie di innumerevoli generazioni e con i tavoli di quercia segnati dal solco di memorabili pinte di birra scura e i suoi non meno pittoreschi avventori.
Una sosta a Tobermory è uno dei "must" di una vacanza da queste parti, da non perdere anche lo straordinario cartoccio di Fish and Chips alla baracchina sul molo.



Ripartiamo per tagliare di nuovo il Sound verso il fiordo di Loch Drona Bride (Ndr: Loch in Scozia designa sia i fiordi che i laghi, l'aspetto del resto è molto simile e in molti casi, viaggiando per le higlands non sapreste dire se state costeggiando il mare o un lago vero e proprio) e proseguire quindi per Selem, in fondo a Loch Sunart.
Non c'è vento, piove e la nebbia sale silenziosamente dalle pinete, è un altro tempo e un'altra vita, che profuma di muschio e di resina. Ogni tanto spunta dall'acqua il muso curioso di una foca, dai lucidi occhi neri e tondi, i baffi protesi, ma subito si allontana, magari disturbata dall'intrusione in questa quiete irreale.
Veramente non si può dire di avere visto la Scozia senza essersi inzuppati fino al midollo in questo velo di pioggia che ammanta le colline e che ti fa apprezzare enormemente la scodella di zuppa calda all'ormeggio tranquillo di Selem (Ndr: Selem è un gruppetto di case nel verde, con una baietta riparata dotata di eccellenti gavitelli amministrati dall'altrettanto eccellente e scozzesissimo signor David che, oltre ad un caloroso benvenuto condito con gli immancabili commenti sul tempo, può mettere a disposizione dei naviganti anche un utilissimo rabbocco di acqua e gasolio).

Da Selem purtroppo dobbiamo dividerci momentaneamente per problemi di batterie sul Catalina - che punta nuovamente su Tobermory per una rapida sosta tecnica prima di seguirci alla volta delle Treshnish Isles nel canale esterno a Mull, dove speriamo di incontrare anche le balene!!
Avvisteremo solo una foca, ma la costa è spettacolare e si alza un venticello da NW che sospinge gentilmente la nostra "DIVA" (il Gibsea) al traverso, mentre il cielo improvvisamente si apre e le nubi si sollevano dall'isola di Mull regalandoci la visione gotica del castello di Glengorm affacciato sul mare tra la nebbia che si ritira nei boschi sospirando.
Col vento che rinforza leggermente ci avviciniamo ai profili delle Treshnish (Fladda e Lunga sono le maggiori) circondate di scogli, con le cime spianate coperte di erba verde smeraldo e le scogliere di colonne basaltiche poligonali a picco sul mare.
Il cielo è un patchwork di azzurro e oro, con le nuvole fioccose pennellate di bianco, grigio e rosa - raggiunti dagli altri, diamo fondo per la notte a Bail'a Chlaid, un ridosso riparato dal nome gaelico e l'atmosfera magica.



Questa volta ci svegliamo con il sole e approfittiamo della bella giornata e del mare calmo per fare tappa a Staffa, l'isola forse più nota per la spettacolare struttura colonnare di basalto e la grotta di Fingel's Cave, oasi di protezione di uccelli marini, popolata da una numerosa colonia di pulcinella (o "puffin" - una specie di piccolo "gabbiano in frack" rotondetto e con l'espressione resa buffa dall'enorme becco rosso che appoggia sul capino come una maschera di carnevale).
Staffa è veramente grandiosa, il mare è calmo e ci possiamo godere (a turni) la discesa a terra con il tender e la passeggiata in cima agli scogli fino all'ingresso del Fingel's, una drammatica cattedrale di colonne esagonali, aperta come un urlo alla forza del vento e del mare.



Circumnavighiamo Staffa per non rinunciare alla bellezza delle sue pareti verticali e puntiamo su Iona, intanto che il cielo torna a chiudersi e ricomincia a piovere. Per fortuna c'è anche vento e ci porta abbastanza rapidamente all'imbocco Sud del canale interno (quello a Nord è stato scartato perché è un quasi impraticabile serpeggiamento tra bassi fondali) e a risalire di bolina fino al paese di Iona dominato dalle pietre grigie dell'Abbazia di S.Colombano, naufrago e missionario, "approdato" a queste rive agli albori del Cristianesimo intorno al 500 D.C.
La spiaggia di Iona è candida e l'acqua turchina, scendiamo a terra (come al solito a contingenti successivi perché il nostro tender non è in grado di trasportare i sette dell'equipaggio al completo) e ci incamminiamo tra le strade del villaggio, lungo giardini verdissimi e antiche rovine verso la Cattedrale, austera e solenne, protetta dall'ombra di antiche croci celtiche ed eretta su un suolo già reso sacro dai tumuli a froma di nave di ancor più antichi Re.
Il chiostro e tutta la costruzione, ancorchè edificati in più sezioni ed in epoche diverse e più volte restaurati, conservano intatto il fascino senza tempo dell'originale struttura romanica, stranamente magica su questa collina verde affacciata al mare.
Di nuovo a bordo riattraversiamo il canale per portare i nostri "vascelli" al riparo di Bull Hole dove passeremo la notte. Bull Hole si rivela un posto fantastico, sembra un angolo di Sardegna, con l'acqua chiara e le rocce rosse, non fosse per l'onnipresente fruscio della corrente sull'ormeggio potremmo essere a Porto S.Maria (Budelli) in una bella sera di inizio inverno.

Ancora sole al risveglio, dall'altra parte del canale l'Abbazia sembra un sognoe c'è un po' di venticello, inizia bene una eccellente giornata di vela, purtroppo già sulla via del rientro nel Firth of Lorne.
Peccato che il vento di NE ci obblighi ad una bolina un po' tirata e ci si avvicini ai limiti di tempo per l'ingresso a Loch Spelve (56° 24.5' N - 5° 44.4' W), nostra meta serale e, purtroppo, decisamente problematico come tempi di approccio al canale di ingresso (stretto, tortuoso, costellato di bassi fondali e, naturalmente, con forti correnti di marea) - affrontarlo con la marea a sfavore è una opzione da scartare.
Come abbiamo imparato a fare da quando ci siamo imbaracati in questa esperienza, ci arrendiamo a dare motore per arrivare in tempo. Veniamo però premiati dal fatto che il Loch è meraviglioso, circondato da dolci colline di prati verdi e pinete, con le mucche e le pecore al pascolo (Svizzero??) e poche casette bianche sulla spiaggia. Nelle acque basse e tranquille c'è una grande estensione di allevamenti di ostriche e mitili, ma una volta dentro il canale navigabile è ben segnalato (almeno di giorno) e il fondo tiene perfettamente.

L'ultima veleggiata di rientro il giorno dopo è un vero dono di chiusura di questa splendida settimana. E' una giornata di vento perfetto, il cielo è limpido e il mare tra le isole è pieno di vele, ci godiamo gli ultimi bordi prima di rientrare a mettere in ordine in attesa di passare le consegne ai prossimi, fortunati, equipaggi che si godranno questi posti fantastici dopo di noi.


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