Tall
Ships 2000: Halifax-Amsterdam |
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"Blitz:siete
stati i migliori ambasciatori d'Italia" |
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Roberto Oberti (Spinone)
In questo messaggio ricevuto via E-mail da Paul Canter, direttore
sportivo della International Sail Training Association, al mio rientro
in Italia dalla conclusione della "Tallships 2000" ad Amsterdam,è
riassunto il successo del Blitz.
Il 19 luglio è finalmente giunto il giorno del mio imbarco dopo
che per mesi mi sono dedicato, assieme al Consiglio di Oceani 3000,
a un lungo lavoro organizzativo che ha consentito di mettere il
Blitz in linea per questa avventura in meno di 100 giorni. Per me
si tratta di ripetere a distanza di 8 anni l'esperienza della "Columbus
Regatta" del 1992, sempre organizzata dalla International Sail Training
Association, durante la quale avevo partecipato alla tappa Boston-Liverpool.
Se inizialmente, ovvero tre anni fa quando abbiamo cominciato a
pensare di partecipare a questa manifestazione, la scelta è stata
dettata dal magnifico ricordo del '92, man mano che si avvicina
la fatidica data della partenza cresceva in me il dubbio che questa
seconda esperienza, paragonata alla prima, potesse riservare qualche
delusione. Ma il magico mondo dell'ISTA, delle Tallships e del clima
che si respira, mi hanno confermato che ogni esperienza, anche se
geograficamente simile, risulta sempre diversa.
Il mio equipaggio, come quelli che ci hanno preceduto e seguito,
ha sicuramente rappresentato la filosofia della regata sviluppando
un forte spirito di aggregazione e entusiasmo tra persone
di differenti esperienze nautiche e provvenienti da paesi
diversi: gli istruttori del CVC Enesto Ferrante, Marco Porcu,
Laszlo Pinter, Emilio Santandrea, un'allieva del 2° corso
Barbara De Vido, un giovane canadese, Adam Morin, istruttore
di vela e studente di astrofisica e un ragazzo inglese di
padre italiano, Andrea Matteucci, mai stato in barca e che
nell'anno precedente ha gestito in Svizzera una società di
noleggio mongolfiere.
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Un equipaggio assortito secondo le regole della regata: metà equipaggio
di età compresa fra i 16 e i 25 anni. Una combinazione favorevole
che ha permesso di unire l'esperienza dei più maturi all'entusiasmo
dei più giovani.
La sosta ad Halifax è stata accompagnata dall'ovazione di tutta
la popolazione locale e da quella di moltissimi canadesi provenienti
dai luoghi più lontani. Purtroppo la preparazione di una barca per
una traversata di tremila miglia richiede tempo, attenzione ed impegno,
il che ci ha impedito di partecipare a molte manifestazioni a cui
eravamo invitati. Ricorderemo Halifax come una tappa totalmente
coinvolgente che, per viverla interamente, sarebbero occorse 24
ore al giorno senza alcuna concessione al sonno che al termine della
giornata ci assaliva con veemenza.
Ritualmente in ogni tappa di una regata organizzata dall'ISTA ci
sono due momenti di rilevanza: uno è la sfilata degli equipaggi
per la città al termine della quale vi è la cerimonia della premiazione
della tappa precedente e l'altro è la sfilata delle barche in uscita
dal porto ospitante.
Il Canada, tra i suoi trenta milioni di abitanti, annovera un milione
e mezzo di italiani tra i quali ricordo con piacere l'Ambasciatore
e il Console di Halifax che ci hanno seguito con simpatia durante
i preparativi.
La presenza italiana, fra il pubblico che faceva da ala al passaggio
degli equipaggi in sfilata per la città di Halifax, era facilmente
individuabile per il tributo di simpatia ed affetto all'equipaggio
del Blitz e alla bandiera italiana che lo precedeva.
Siamo tutti rimasti sorpresi dall'accoglienza ma ancora più quando
siamo stati chiamati sul palco della premiazione come l'equipaggio
che meglio aveva sfilato: il cartello con il nome del Blitz portato
da una cadetta della marina canadese, la bandiera italiana portata
da Barbara, lo striscione con i simboli dell'AACVC e di Oceani3000
e dietro l'equipaggio in divisa allegro e nello stesso tempo formale.
Il lunedì 24 luglio è arrivato finalmente il grande giorno della
partenza: la sfilata della flotta nella baia di Halifax e quindi
la partenza.
Un milione e mezzo di persone stipate sulle rive, appolaiate sugli
alberi e sui tetti: è il saluto forte di una città di mare che sul
mare ha basato la sua storia e la sua fortuna. Un carosello di 83
barche di cui 40 in partenza per Amsterdam e le altre per i propri
porti di origine.
Alle ore 14.30 locali (17.30 GMT) un colpo di cannone sparato dalla
fregata canadese Montreal da inizio alla nostra avventura: circa
2680 miglia di rotta ortodromica all'arrivo situato 5 miglia a Sud
del faro di Santa Caterina dell'isola di Wight lasciando a sinistra
tre way-points: due situati a sud dei banchi di Terranova per evitare
che le barche possano rischiare di infilarsi contro qualche iceberg
navigando a latitudini troppo elevate ed uno in prossimità delle
isole delle Scilly per non avvicinarsi troppo a queste isole note
per i forti giochi di corrente. La regata termina prima dello stretto
di Dover per evitare alle Tallships di manovrare in acque ristrette
fra un traffico mercantile che in quel punto è particolarmente congestionato.
La partenza avviene in presenza di venti leggeri di bolina e temperatura
gradevole: in definitiva un clima mediterraneo.
Le condizioni di vento non sono le più favorevoli al Blitz, che
non dispone di una superficie velica importante ed alla fine del
primo giorno si trova in quarta posizione, ma già al secondo giorno,
con un vento da Nord-Est leggermente rinforzato, si accorciano le
distanze. A bordo si ascoltano i vari bollettini emessi dalle stazioni
radio della Nuova Scozia che, unitamente a quello emesso dal Comitato
di Regata imbarcato su Mir, consente di seguire attentamente l'evoluzione
della situazione meteo. Lo studio di questa è stato l'aspetto che
ha richiesto più attenzione e che alla fine è stato appagante: la
strategia metereologica in questa regata è stata determinante per
le vittorie e le sconfitte.
Con il terzo giorno inizia il nostro balletto per l'Atlantico in
continua competizione con Sarie Marais, una barca inglese dei Royal
Marines Britannici, con i quali ci affronteremo per 16 giorni aspirando
al 3° posto in classifica dando erroneamente per scontata l'imbattibilità
dei primi due della classifica nonostante la penalizzazione del
rating: la tedesca Esprit e l'inglese Maiden. Di queste due barche
"molto tirate", la seconda aveva partecipato ad una edizione della
Withbread con un equipaggio di sole donne.
Dopo aver ascoltato una previsione che dava una rotazione dei venti
verso Sud, decidiamo di scendere fino a 39° 59' allargando l'andatura
e facendo correre la barca in attesa della favorevole rotazione:
al quarto giorno siamo terzi di classe ed ottavi in classifica generale,
il miglior risultato ottenuto in classifica generale considerato
che l'andatura di bolina ha penalizzato le grandi Tallships nonostante
le rettifiche del rating.
A quel punto decidiamo di virare mentre Stella Polare, appartenente
ad una classe differente dalla nostra e più avanti di noi,
prosegue nella sua rotta verso est mantenendosi a basse latitudini;
da queste due scelte differenti deriverà il successo per il
Blitz e l'insuccesso di Stella Polare. Lentamente il vento
comincia ruotare verso Sud e questo ci consente di risalire
rapidamente di latitudine sfilando davanti alla flotta rispetto
alla quale eravamo la barca più a Sud assieme alla Stella
Polare e all'americana Brilliant.
Risaliamo di 2,5° al giorno con venti di 30 nodi cercando
di rimanere nella scia delle basse che sfilano verso Est a
50°/52° di latitudine mentre Sarie Marais sceglie una risalita
meno marcata arretrando progressivamente da noi. Dopo un paio
di giorni anche Sarie Marais decide di portarsi a latitudini
più alte per accorciare le distanze mentre il Blitz macina
fino a 185 miglia al giorno. La mattina dell'ottavo giorno
sopraggiunge quindi da Sud-Est la burrasca già segnalata alla
partenza da Halifax: sarà l'unica burrasca importante di questa
traversata con 43/45 nodi vento. Stranamente il mare è corto
e non si vede la classica onda oceanica di 5 metri di altezza.
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Alle 14.00 (ora locale) comincia a cadere una pioggia fitta mista
a ghiaccio che assieme al vento a più di 43 nodi flagella la faccia
del timoniere che, per riuscire a tenere aperti gli occhi, indossa
un paio di occhiali da antinfortunistica pescati dall'officina di
bordo: in questo frangente sarebbero stati notevolmente più utili
un paio di occhiali da sci che non abbiamo. Da prua imbarchiamo
notevoli quantità d'acqua dal passauomo: le guarnizioni non tengono
e si vede una lama d'acqua filtrare dalle guarnizioni mentre la
prua, con la barca lanciata a 8/9 nodi, rimane piu spesso sott'acqua
che sopra. Ogni 4 ore sgottiamo la cala vele in attesa di tempi
migliori in cui sostituire la guarnizione.
Durante questa tempesta avvengono gli unici incidenti della manifestazione:
una ragazza di 21 anni cade da un pennone del Pogoria, una Tallship
polacca di 41 metri di lunghezza, fratturandosi il bacino e una
gamba.
Con un abile manovra, in piena tempesta, il Pogoria riesce ad accostare
la grande Tallship russa Kruzenstern di 104 metri di lunghezza su
cui si trova un medico ed un'infermeria attrezzata. Da qui la ragazza
verrà prelevata da un elicottero canadese.
Nella stessa tempesta l'indonesiana Arug Samudera di 34 metri perde
l'albero di trinchetta ferendo un membro dell'equipaggio. Il Comandante
decide di far ritorno ad Halifax e ritirarsi dalla regata dopo aver
mandato un lungo messaggio di saluto a tutta la flotta in navigazione
verso l'Europa. L'equipaggio di Arug Samudera era molto conosciuto
da tutti perchè nelle sfilate degli equipaggi metà dei loro uomini
indossava la divisa della marina indonesiana e metà erano vestiti
e truccati da pirati indonesiani con facce patibolari.
Dopo due giorni di tempesta la regata prosegue per noi sempre tallonati
da Sarie Marais mentre ci spingiamo verso latitudini piu alte.
La vita a bordo si svolge regolarmente con le attività di manutenzione
(soprattutto cuciture di vele), la preparazione della cucina e il
controllo della cambusa. In cucina si stabilisce una gara fra i
vari turni nel preparare pranzi e cene sempre diversi, ovviamente
con risultati più o meno positivi che danno origine ad allegri commenti
e battute.
Ma la festa maggiore si ha quando i tre panettieri dell'equipaggio
(Barbara, Emilio e Laszlo) sfornano fragranti pagnotte che spariscono
in pochi minuti.
A bordo abbiamo imbarcato nei serbatoi 900 litri d'acqua di cui
600 utilizzati in 20 giorni per la toilette e per alcune operazioni
di cucina disponendo comunque per il lavaggio dei piatti di un rubinetto
con acqua di mare. In totale l'utilizzo dell'acqua è parsimonioso
con un consumo giornaliero procapite di 4 litri. Sono stati imbarcati
350 litri d'acqua da bere in bottiglia di cui 190 consumati oltre
a 70 litri fra birra e soft drinks.
Per l'energia di bordo ricorriamo a 3,5 ore di ricarica delle batterie
con il motore principale: questo copre i consumi delle luci interne,
3 ore di radio, il radar, la ricarica delle batterie delle cineprese
e del PC, e l'alimentazione di tutta la rimanente strumentzione
di bordo.
In questa seconda traversata atlantica ho rilevato tendenzialmente
un clima più caldo che ha determinato un'elevazione della latitudine
del limite dei ghiacci (45° qust'anno e 42° nel 1992), una temperatura
dell'acqua della corrente del golfo particolarmente elevata (20/21°)
e una drastica riduzione delle nebbie.
A parte queste significative variazioni climatiche, in mare è rimasta
la ricchezza del plancton che di notte permette di individuare i
delfini il cui movimento determina nell'acqua delle bellissime scie
luminose.
La vita a bordo viene cadenzata dal collegamento alle 12.00 UTC
che il Comitato di Regata, imbarcato sulla Tallship russa Mir, stabilisce
con tutta la flotta per ricevere la posizione dei partecipanti e
per comunicare il bollettino meteo. Con il passare dei giorni la
dispersione della flotta aumenta (tra il primo e l'ultimo, nella
parte finale della regata, si è arrivati ad una differenza di longitudine
di 17°) e quindi occorre fare il "passaparola" da una barca all'altra
(in termine tecnico si dice "fare relais") per far giungere le informazioni
al Comitato di Regata.
Al termine di questa operazione, che richiede circa 90 minuti,
occorre attendere un'altra ora e mezza per ottenere dall'Inghilterra
l'elaborazione dei dati per disporre della classifica . In questa
ora e mezza di intervallo si svolge un fitto scambio di comunicazioni
tra le barche ed alcune si cimentano in accanite battaglie navali
radiofoniche (tipo: A4 affondato, B7 mancato.......) che si sviluppano
su più giorni.
Per il Blitz si aggiunge poi verso le ore 21.00 UTC il collegamento
giornaliero con Padova gestito da Laszlo, il nostro radioamatore
di bordo, per far pervenire informazioni tecniche e per scambiare
messaggi con le famiglie. Durante le trasmissioni si aggiungono
alle nostre conversazioni diversi radioamatori, tra cui un italiano
residente in Svezia ed una spagnola che parla correntemente l'italiano,
e ci sono di aiuto quando le trasmissioni con l'Italia non sono
molto chiare.
Arrivati a 50° di latitudine inizia la corsa finale che ci riserva
la gradita sorpresa: 1° in classifica della classe CII . In effetti
a forza di confrontarci con Sarie Marais non ci siamo accorti di
aver accorciato le distanze dalle due barche di testa che si sono
imbattute in quella lunga losanga di alta pressione che va dalla
Manica alle Azzorre e che ha giocato brutti scherzi sia nella nostra
Tallships Race che nella Quebec-S. Malo dove il nostro Soldini si
è fatto mangiare un vantaggio di 600 miglia.
Possiamo dire che il nostro correre verso le alte latitudini ha
aiutato anche i nostri diretti avversari che, inseguendoci ad una
distanza che progressivamente è salita fino a 70 miglia, ha consentito
loro di raggiungere la seconda posizione in classifica.
Comunque l'ingresso nel canale della Manica non è facile neppure
per noi che proveniamo da NW: la punta di questa losanga di alta
pressione, che ha rallentato la corsa delle barche a più basse latitudini,
rallenta anche la nostra corsa in prossimità dell'ingresso della
Manica consentendoci di avanzare in 24 ore di sole trenta miglia
a tre giorni di navigazione dall'arrivo e superando a fatica il
way point posto in prossimità delle isole Scilly.
In quei giorni di venti calanti Sarie Marais riesce a ridurre le
distanze recuperando una ventina di miglia. Gli ultimi tre giorni
di regata sono caratterizzati da un vento di 10/15 nodi che alternativamente,
secondo il flusso della corrente che cambia ogni sei ore, spinge
la barca fra i 7,5 e i 3,5 nodi.
Alla fine dopo 19 giorni, 19 ore, 18 minuti e 45 secondi
tagliamo il traguardo posto a sud del faro di Santa Caterina
sull'isola di Wight. Il nostro diretto antagonista taglierà
il traguardo dopo 5 ore e mezza.
Superata la linea dell'arrivo, ci dirigiamo verso il Solent,
quella zona di mare compresa fra l'Inghilterra e l'isola di
Wight, palestra della vela inglese e ci ormeggiamo a Cowes
fra barche da regata tiratissime che partecipano alla "Commodore
Cup" e che ci accolgono con cortesia e rispetto per l'impresa
appena conclusa .
Proseguiamo in direzione di Amsterdam svolgendo una interessante
navigazione nello stretto di Dover regolamentato da un sistema
di navigazione che consente all'elevato traffico commerciale
di navigare in sicurezza. In questo caso la tradizionale navigazione
piana risulta di grosso aiuto e la strumentazione elettronica
costituisce un complemento ed una verifica.
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Sostiamo per alcuni giorni a Scheveninken, il porto turistico dell'Aja,
in attesa delle barche della Tallships Race 2000 e della Cutty Sark
Tallships race, svoltasi in Svezia e Danimarca, e quindi arrivare
tutti assieme ad Amsterdam.
Il 24 agosto di prima mattina ci troviamo davanti all'accesso al
canale per Amsterdam:le novanta barche delle due flotte, a gruppi
di 20 unità alla volta, entrano nei bacini delle chiuse. Superate
queste agli equipaggi si presenta uno spettacolo inimmaginabile:
il canale pullula di natanti di ogni tipo, dalle caratteristiche
barche a vela olandesi a derive laterali, a vecchi rimorchiatori
tutti infiorati e tanti altri natanti di ogni forma. Impiegheremo
sei ore per percorrere 15 miglia accompagnati da 10.000 natanti
(è questo il numero rilevato dalla polizia) carichi di persone che
cantano e bevono birra. Gli unici incuranti di tutto quello che
sta accadendo sono i traghetti che fanno la spola tra le due sponde
del canale: chiunque, anche le grandi Tallships, devono dar loro
acqua. In tanta confusione, dove procediamo dando un po' marcia
avanti e un po' marcia indietro, abbiamo visto solo due motoscafi
urtarsi con le rispettive fiancate. Anche Amsterdam ci accoglie
in un tripudio di vele e di passione marinaresca dal primo giorno
alla premiazione finale che è il coronamento della grande impresa
sportiva dell'equipaggio del Blitz.
Penso che la gratificazione più significativa per il nostro lavoro
degli ultimi tre anni sia stata proprio quell'E-mail con "voi siete
stati i migliori ambasciatori dell'Italia".
Roberto Oberti (Spinone)
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